lunedì 4 febbraio 2013

Stilicone, Ezio e compagnia

Un certo modo di coniugare politica e cinismo, guerre ed opportunismi e vecchio quando l'Italia e Machiavelli  è stato certo il primo a teorizzarlo, ma era stato già messo in pratica tante e tante volte che è difficile non vedere un filo comune, un modus vivendi che  appartiene alla nostra storia antica e recente. Dunque, verso la fine del 300 a.c. il generale romano Stilicone si trova a dover affrontare la minaccia del visigoto Alarico, suo ex alleato ed ora pericolo numero uno dell'impero. Per 3 volte ha la possibilità di annientarlo ma non lo fa perchè motivi di opportunità strategica gli consigliano di risparmiarlo per usarlo contro i suoi nemici interni. Risultato: Nel 410 Alarico con il suo esercito arriva a Roma e la mette a ferro e fuoco. Per la cronaca Stillicone viene ucciso poco tempo dopo. Passano pochi anni ed ecco un'altra minaccia, Attila che venendo dall'est sta terrorizzando le tribù germaniche. Ezio ottiene una buona vittoria nel 451 e gli sbarra la strada dell'Italia, ma anche qui, gli da il tempo di riorganizzarsi e di riprovarci. Risultato: dopo pochi anni rade al suolo tutto il nord est e si ferma a pochi kilometri da Roma pare per un brutto sogno premonitore di guai. Come non ricordare ancora la brutta storia dei lanzichenecchi che 1527  attraversano quasi indisturbati il paese e sacchegiano Roma? Non solo non vengono contrastati ma vengono armati ed aiutati, tutto naturalmente per motivi di opportunità politica. Tornando ai nostri giorni la similitudine è chiara, c'era una forza politica in ginocchio, nel discredito e oggetto al lancio di monetine di craxiana memoria. Gli si da un anno di tempo ed eccoli qui di nuovo. Bravi, così si fa. Il motivo? Che un buon nemico aiuta molto di più di un falso amico, almeno a livello mediatico.

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