Ormai si insiste da parecchio tempo sui temi legati alla crisi e dopo un pò ogni cosa detta sembra superflua. Ma il discorso va portato avanti su basi ampie ampie e generali, tali da non lasciar dubbi circa la predominanza del contingente, della casualità temporale breve e di motivazioni labili e fluttuanti. Cerchiamo di ancorare il tutto a dei concetti generali che riescano a riprendere dall'alto lo stato delle cose. Questione metodologica. Viviamo un'epoca di passagio, se fino a poco tempo fa, non più di dieci anni, si andava dal fatto alle fonti e qui si cercava di allargare il campo, oggi,succede il contrario, una schermata e siamo sommersi da pagine, dati, analisi,e il lavoro da fare non è più allargare la ricerca ma restringerla, ma su quali basi?nessuna, solo il nostro intuito e la nostra capacità di selezionare il meglio.Quindi diamo per scontato il passagio alla fase post- fordista con la scomparsa dei rapporti sociali e di lavoro che avevano dominato per più di cento anni il nostro modo di vivere, scomparsa anche la città fabbrica, al suo posto il vuoto lasciato dai vecchi insediamenti e dei rapporti di forza in campo. Chi gestisce il vuoto geografico e di potere? Non si sa ancora bene,non si è riusciti ancora a delinearne le sembianze, a prenderne le misure, ci vorrà ancora del tempo per capire con precisione la direzione e le strategie ma i cambiamenti sono profondi e irreversibili.Come figure storiche di un tempo che fu si allontanano e sbiadiscono categorie di primo piano dell'immaginario collettivo: l'imprenditore che si alzava alle 5 per controllare la produzione giornaliera e incuteva tale terrore nelle maestranze che evitavano anche di guardarlo. Oggi c'è l'amministratore delegato, e non è la stessa cosa perchè i lavoratori non lo vedono mai.........Continua.
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