venerdì 3 febbraio 2012

Riforme

C'è una grande industria Italiana che unilateralmente ha deciso che i tempi del lavoro erano cambiati. Succede molto spesso e in questi casi si avvia un processo dialettico per portare avanti nelle sedi deputate le proposte normative che aggiornino il sistema e lo adeguino ai cambiamenti. Ma le cose questa volta non sono andate così, talchè la suddetta grande azienda ha deciso lei di cambiarsi le norme senza aspettare proposte e legiferazioni. Sono saltati contratti, vincoli, diritti e tempi di lavoro. In sostanza se c'era un contratto nazionale è stato fatto saltare, la maggiore forza sindacale all'interno dell'azienda è stata cacciata via dalle sedi colpevole di non stracciare il vecchio accordo. Tutto riverniciato di fresco e con una nuova ragione sociale il gruppo ha poi riassunto quasi tutti i vecchi dipendenti eccetto quelli aderenti al sindacato ribelle e i lavoratori con ridotta capacità motoria, quasi una selezione Darwiniana. A questo punto, solo a questo punto e non prima, arrivano gli adeguamenti legislativi che però non sanzionano questo modo di procedere abbastanza disinvolto ma lo fotografano come una realtà in atto (la stessa cosa successe un pò di anni fa per le frequenze televisive). Stiamo parlando del micidiale art. 8 che accoglie quasi in toto la filosofia della deroga alla norma in nome dell'efficienza e della competitività. Come si sono comportati  la quasi totalità dei media in questa vicenda? Si, è come immaginavate, hanno dato tutta la colpa alla immotivatà ostilità del sindacato ribelle.

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