giovedì 12 luglio 2012

Individuo e soggettività

La grande rivoluzione degli anni '60 è stata la liberazione della soggettività, cioè di tutte quelle potenzialità che prima erano incatenate a dei modelli e a delle tradizioni coercitive e centralizzate, fuori dalle capacità individuali e alle reali possibilità di cambiamenti significativi. Non si finirà mai di ripetere che fu una specie di esplosione vitale che liberò e creò addirittura nuovi soggetti. I giovani, che non erano mai esistiti come categoria a sè stante, le donne, gli studenti,tutti si tuffarono in questo nuovo oceano di possibilità e occasioni per recuperare e cercare un nuovo modo di porsi e rappresentarsi col mondo. Chiedevano spazio, potere,non si sentivano più rappresentati, da qui, inizia la smobilitazione del consenso degli organi istituzionali in oggetto. C'è un inizio da cui partono i post-liberal e i post socialdemocratici ed è appunto la nuova soggettività da cui da adesso in poi non si può più prescindere: L'individuo è più importante del tutto. Da qui si può arrivare a Foucault ma anche ai Tea party. Vengono posti all'attenzione nuovi nodi, nuovi passaggi,di cui uno dei più importanti è la frantumazione del lavoro così come lo si era concepito fino ad allora. E' come se un'immensa montagna di granito duro e all'apparenza inscalfibile venisse piano piano sbriciolata e ridotta a pietrisco. Vengono meno la coesione e la solidarietà, la forza sindacale, le tutele, crollano i salari e i contratti vengono sminuzzati a livello locale o addirittura aziendale, si delocalizza, i luoghi di lavoro tendono a rassomigliare sempre di più a delle caserme dove la minima disubbidienza porta al licenziamento(che lor signori chiamano flessibilità in uscita). A tutto questo i partiti tradizionali "progressisti" rispondono in maniera ambigua non attaccandone le cause ma cercando di attenuare gli effetti, dicendo che di più non si può fare. Ma è proprio vero?Esisteva una volta la terza via, tentativo debole e mai uscito fuori dai convegni e dalle dissertazioni teoriche, definitivamente affossato dai liberal-progressisti Blaire e Clinton. Nessuna terza via, esiste solo il mercato, al di fuori di esso solo il nulla e tutti a correre dietro il mercato per non apparire retrogradi e fuori dai tempi. La globalizazzione da fenomeno quantificabile diviene la causa principale dei cambiamenti in atto senza che a nessuno venga in mente di vedere e capire dove stia veramente la testa degli avvenimenti e da chi vengano gestiti. E' anche vero che tutto sembra sfuggito di mano e non c'è più (ammesso che ci fosse stato) un direttore d'orchestra che dirige i musicisti. E' come la scopa di Topolinoche non risponde più a nessun ordine razionale e distrugge tutto quello che trova davanti.

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