martedì 24 luglio 2012

Non abbiamo scelta

Che bello sarebbe svegliarsi una mattina e trovare sui giornali analisi serie ed approfondite sul nostro sistema produttivo, sui modi per rinnovarlo, rilanciarlo magari creando settori nuovi, tecnologicamente avanzati a impatto ambientale zero, un nuovo posizionamento nei mercati globali. Insomma quella marcia in più che permetterebbe al nostro paese di crearsi  un futuro migliore. Niente di tutto questo, anzi è venuta fuori una storia che nessuno si è preso la briga di smentire, quasi che non fosse di nessuna importanza. Un alto funzionario dello stato ha ricordato che alla fine degli anni 80 Khol e la gemania premessero sul nostro governo per un programma neanche tanto occulto di deindustrializzazione, il funzionario, grazie ad un ministro meno occhialuto tentò per qualche mese di ribaltare questo tentativo, poi le ire del cancelliere fecero fare dietrofront a tutto il nostro governo e d'allora il processo di deindustrializzazione non si è mai fermato, anzi negli ultimi è proceduto a tappe forzate con il condimento di tagli, cessioni, dismissioni. Tutti i paesi avanzati difendono con le unghie e con i denti le loro posizioni, noi no, ci si dice dobbiamo guardare con un'ottica europea, che dobbiamo coordinarci con le economie degli altri patners, che non possiamo fare di testa nostra ma ci dobbiamo affidare alle strategie comunitarie. Quali di grazia? Scordiamoci gli aiuti di stato, vietati, scordiamoci manovre sui cambi, vietate, scordiamoci differenziali sui tassi sopportabili, vietati e affidiamoci in toto all'Europa, che lì sanno cosa fare per venirci incontro.La cronaca ci permette di evidenziare(purtroppo) quando detto sopra. Con lo spread schizzato nuovamente a livelli insostenibile cosa fa il nostro timoniere? Tratta, ricompatta, cerca d'incunearsi tra le debolezzedei paesi guida,parla con le economie del sud in vista di un fronte comune? Non ci pensa neanche, il vertice lo fanno solo Francia e Spagna, noi perdiamo un'altra occasione storica di riconsiderare la nostra collocazione e stringiamo un patto di ferro con la Merkel. Questa volta ci accontentiamo del ferro invece dell'acciaio ma presumibilmente abbiamo sbagliato ancora, per l'ennesima volta, l' alleato

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