martedì 22 maggio 2012

Passaggio in India

E' un momento di passaggio, un'epoca è finita e un'altra incalza prepotente. Non ne sappiamo ancora molto ma alcuni segnali fanno intuire il futuro che ci attende. Il secolo appena passato era nato all'insegna di un ingenuo ottimismo, si pensava che il progresso ci avrebbe liberato per sempre dalla dipendenza dalla natura,dal lavoro, l'uomo e le sue macchine, le sue scoperte avevano cambiato il suo rapporto con il mondo, non sembravano esserci limiti alle nuove potenzialità che la scienza ci offriva, tutto poteva essere controllato e gestito dall'intelligenza. Come sempre succede in questi casi qualcuno da subito aveva messo in dubbio questa visione unilaterale aggiungendo che c'era il rischio di rimanere vittime e prigionieri di ciò che credevamo di controllare. Poi in effetti si è visto che qualcosa non era andata come ci si aspettava, conoscenza,coscienza, soggettività non avevano seguito il passo delle innovazioni ma in un certo senso ne erano rimaste schiacciate, andiamo verso un mondo in cui pochi sanno e molti ubbidiscono. Le macchine, l'automazione che dovevano alleviare la fatica del lavoro lo stanno facendo sparire, dove prima occorrevano centinaia di operai e tecnici oggi ne bastano meno di una decina. La soluzione non sta nella rinuncia, nella privazione, nel rifiuto delle macchine,se il surplus vennisse distribuito a tutti i vecchi cento posti di lavoro niente da dire ma purtroppo non è così. Soddisfare tutti i bisogni non vuol dire distruggere risorse ma crearle e rinnovarle. Ma il finale di partita ci riserva ancora delle sorprese ulteriori perchè la risposta alla crisi è una schizofrenia di messaggi contrapposti, da una parte la colpa e la redenzione nella miseria o quasi e dall'altra la  pubblicità sempre più elitaria e precisa che invoglia a investire non più in detersivi e mutande ma in macchine sempre più veloci e accessoriate. Questi due messaggi sembrano non parlarsi fra di loro.

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