martedì 14 agosto 2012

Strategie del paleolitico

I nostri ministri finalmente escono allo scoperto e illustrano con dovizie di particolari le strategie per il futuro. L'uno, il ministro per l'ambiente, dichiara con grande dignità e coraggio che non si farà dettare la politica industriale dai magistrati di Taranto, l'altro, ministro dello sviluppo fa sapere che il nostro futuro sta nelle trivellazioni del suolo italico per raggiungere l'autonomia energetica. A questo punto calma, e cerchiamo di ragionare a mente serena senza lasciarci prendere dall'euforia per queste grandi menti finalmente al servizio del paese. Si parla di politica industriale, abbiamo capito bene? dopo che per anni è stata cacciata via da ogni decisione governativa in nome di una sana estraneità dello stato dal mercato, dalla produzione e dalle sue regole? Dov'erano quando veniva smantellata, giorno dopo giorno tutta la struttura produttiva? Dov'erano quando quando le regole venivano infrante e i siti delocalizzati? Dov'erano quando si dava totale libertà d'inquinare e distruggere il territorio e la salute di tutti? A rincare la dose ci pensa il titolare dello sviluppo che indica le linee base del fututro: Petrolio, Gas e trivelle dovunque ce ne sia di bisogno. Il carbone no, hanno detto che non è il caso di cercarlo. Tagli considerevoli ai finanziamenti per le energie alternative, abolizioni di limiti e norme che ostacolano le ricerche di idrocarburi sul suolo italico, si potrà cercare ed eventualmente pompare sotto le dodici miglia, magari in mezzo a panciuti signori che sguazzano e bimbi in attesa della merenda alle prese con secchielli e palette. Non è più un caso, questi signori hanno un progetto chiarissimo e di non difficile interpetrazione, riportarci al ruolo di colonia periferica, luogo di stoccaggio,trasporto e produzione di ciò che i paesi guida non vogliono più all'interno del loro territorio, estrema mungitura di prodotti energetici che non hanno più nessun futuro. Se negli anni del dopoguerra avessimo investito nei treni a vapore, avremmo fatto un buon affare? No, sicuramente no. Il futuro è,volenti o nolenti, reticenti o scettici nelle energie alternative, non si scappa, ma i nostri governanti dicono che sono cose che si possono rimandare e che il presente offre altro. Chiarissimo. Aggiungete a tutto questo la volontà espressa da queste menti supreme per la dismissione quasi totale del patrimonio pubblico e capirete dove vogliono portarci. E se fossero incompetenti su commissione?
P.S. La quantità di idrocarburi stivata nel suolo e nel mare, anche se utilizzata nella sua totalità coprirebbe il fabbisogno del paese per pochi mesi. Ne vale proprio la pena o c'è altro?

Nessun commento:

Posta un commento