domenica 18 novembre 2012

Duecento anni fa..

Stiamo arrivando alla cifra tonda per tutti e due, nati nello stesso anno, 1813 e con percorsi completamente diversi Wagner e Verdi fanno ancora discutere. Lasciamo da parte l'opinione che rappresentano i modi di vedere la vita di due nazioni diverse e perennemente contrapposte, banale come "non ci sono più le stagioni di una volta" e concentriamoci sui due soggetti. L'uno, il tedesco è un grandissimo genio ed un inarrivabile furbacchione che ama i piaceri della vita, l'altro il nostro parmense rimane legato a modi di vita austeri e conservatori come potevano esserlo quelli della gente della Bassa. Verdi non vuol rompere niente, non è un rivoluzionario anche se capisce che i tempi esigono impegno e vedute un pò più ampie, ma senza strafare.  Wgner passato alla storia come il fondatore del mito germanico in realtà era un'anarchico che con le sue opere ha cercato di distruggere tutto quello su cui si fondano le dittature: il potere, la famiglia, le regole, i tabù, la morale comune, l'ipocrisia. Ha lodato l'amore puro anche se peccaminoso, ha lodato il coraggio di Brunilde che si ribella al padre falso e infido, ha lodato il coraggio di Sigmund che vuole solo vivere e non essere un eroe nell'aldilà, ha lodato Lohengrin che non accetta missioni salvifiche e se ne torna col suo cigno da dove è venuto. Il suo Wotan, re degli dei è un misto tra depravazione e perenne compromesso, astuzie utili solo a mantenere il potere, succube di una moglie che gli ricorda sempre i suoi limiti e le sue possibilità. Era questo il reazionario?

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