mercoledì 23 gennaio 2013

Certezze

Per tanti, molti secoli la vita quotidiana di quasi tutti consisteva nell'arrivare vivi alla sera, malattie, guerre, terremoti, carestie, povertà, scarsa igiene, rendevano flebile e precaria l'esistenza di chiunque. Ma si era creata come una cultura della precarietà e dell'accettazione dell'imprevisto e la richiesta di sicurezza era demandata esclusivamente alla sfera religiosa, per il resto ci si prendeva con rassegnazione tutto quello che veniva senza lamentarsi più di tanto con le autorità laiche. Se uno veniva derubato e accoltellato nelle stade buie non si dava la colpa alla municipalità ma si dava per scontato che girando di notte la cosa era probabilissima. Da questo punto di vista sono stati fatti molti progressi ed oggi il cittadino pretende dalle autorità a cui paga le tasse il rischio zero, se giro, vado in macchina, con gli autobus, a piedi, esco la sera e mi succede qualcosa, ci deve sempre essere qualcuno che mi deve risarcire per il danno subito. Tutto ottimo, ma la cultura del rischio a questo punto è diventata una questione elìtaria, rifiutata e bandita giustamente dalla gente normale viene traferita nelle classi superagiate che ne fanno uno strumento di potere e di conquista. Amano gli eccessi e non si pongono limiti morali o penali, vanno avanti puntando sempre tutto di nuovo con un'ingordigia e avidità mai viste nella storia e se qualcosa va male minacciano, ricattano: se caschiamo noi casca mezzo mondo. Qualcuno l'ha chiamata l'era del Prozac, tutto è facile, non ci sono difficoltà ed i rischi non li vedono neanche perchè sono imbottitti dalla mattina alla sera di questa inesauribile eccitazione, di questa corazza che li fa sembrare superuomini invincibili a cui tutto è concesso e nulla è negato. E se non basta c'è la cocaina fatta apposta per annullare ogni aderenza alla realtà ed ai suoi limiti.

Nessun commento:

Posta un commento