martedì 23 ottobre 2012

Zitto e lavora

Altra uscita spericolata ma non ingenua e casuale come si potrebbe pensare. Queste continue stilettate o fesserie profuse in abbondanza dai nostri politici hanno uno scopo ben preciso, cioè quello di segnare il campo, dare un segnale duro da una parte e rassicurante dall'altra, c'è chi deve sentire il pugno e chi la carezza. Dire che i giovani devono accettare quasiasi lavoro cosa vuol dire? Principalmente che devono scordarsi i diritti, le gratificazioni, la giusta remunerazione, tutte cose vecchie che non ci possiamo più permettere, prendano quello che trovano, se lo trovano e stiano zitti sennò i mercati si spaventano e sale lo spread, il lavoro secondo questa nuova (o vecchia) filosofia non è un diritto ma un'elargizione benevola di persone buone che in cambio pretendono però la sottomissione assoluta alle priorità aziendali. ma poi c'è anche la rassicurazione per l'altro campo, se togliamo dalla testa di questa marmaglia l'idea di fare attività graticanti abbiamo tutto per noi, loro facciano gli scopini o lavorino ai call center ma i nostri figli continueranno a fare gli avvocati e i notai proseguendo la nostra attività. Il grande miracolo di paese distrutto dalla guerra che in pochissimi anni arriva a diventare una delle nazioni più ricche del pianeta lo dobbiamo anche e sopratutto ad un mobilità sociale profonda e inarrestabile che cambiò per un certo periodo le regole del potere. Enrico Mattei, uno delle figure più grandi di quel periodo era figlio di un carabiniere umile e di gran dignità, non aveva parenti politici nè aggangi col mondo della finanza eppure ebbe la possibilità di portare avanti i suoi sogni e di non accontentarsi del primo lavoro.

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