venerdì 7 settembre 2012

Il sogno

Ha la faccia rossa e puzza. Accetta senza esitazione la birra e comincia a parlare. Sono venuto qui quasi trent'anni fa, ero forte e non mi spaventava niente, volevo tante cose,vivere bene , mangiare, divertirmi e portare soldi a casa, tanti soldi. All'inizio non fu difficile perchè lavoravo sempre, giorno, pomeriggio,sera, tutte le volte che ce n'era bisogno chiamavano me. Non capivo niente di tutto quello che sentivo e quindi lavoravo e stavo zitto, mi indicavano col dito dove andare e cosa fare. Salivo e scendevo dalle impalcature tante di quelle volte in un giorno che alla fine sentivo più male alle gambe che nelle braccia, per fare presto portavo su di tutto dai sacchi di cemento ai mattoni. Poi un giorno son caduto e mi sono fatto molto male ma mi hanno tenuto lo stesso perchè sapevo fare quasi tutto, mettere tubi, posare piastrelle, dare la malta, in poco tempo avevo imparato come fare una casa dal buco delle fondamenta alle tegole sul tetto. Come sei venuto da noi? Mi guarda e capisce dove voglio arrivare. Sono venuto con la nave e quando sono sceso c'erano i miei amici ad accogliermi, sono stati loro ad aiutarmi i primi giorni e non finirò mai di ringraziarli, mi hanno detto subito cosa fare e da chi andare ma poi ho fatto tutto da me e non ho più avuto bisogno di nessuno. Lavoravo e guadagnavo tanto ma spedivo quasi tutto a casa per me non tenevo che il minimo indispensabile e un giorno i miei mi mandarono una lettera in cui si diceva che avevano bisogno di molto di più per dei lavori in casa. Glieli mandai e non mi feci mai più sentire.Cominciai a vestirmi meglio, uscire la sera e cercare la compagnia di qualche donna, per un pò mi divertii ma sapevo le che le cose non durano in eterno, lo sapevo, ma non feci niente, che potevo fare? Solo lavorare sempre, sempre di più. E come temevo le cose cambiarono quando mi ammalai ai polmoni,mi stancavo a fare la qualsiasi cosa e non ero più buono a fare le case,lavori sempre più rari e alla fine porte chiuse. Una mattina trovai i miei documenti sul tavolo del capocantiere che mi disse anche che gli dispiaceva ma che era meglio che non mi facessi più vedere, mi diede anche una busta con qualche soldino. Adesso dormo dove posso e aspetto solo di tornare al mio paese. Lo guardo severamente, so che non tornerà mai più da dove è venuto, sicuramente lo sa anche lui e sono tentato di dirglielo, ma poi mi trattengo, le bugie hanno bisogno di essere condivise. Urla che vuole un'altra birra e inveisce contro il barista che è irremovibile e dice no. Lo accompagno fuori e lo saluto ma prima di alontanarsi mi sibila vicino all'orecchio - Sei uno stronzo, come tutti gli altri- Non posso dargli torto.

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